Le allergie oculari sono processi patologici a carico della superficie oculare, che si manifestano generalmente in soggetti predisposti e che si associano spesso ad altri sintomi di allergia come la rinite, la dermatite e l’asma.
Le allergie oculari sono scatenate da una reazione immunologica legata alle immunoglobuline E (IgE) e in genere la storia del paziente è caratterizzata da allergie stagionali come quelle ai pollini (graminacee, ambrosia, parietaria, betullacee ecc.) o da allergie permanenti come quelli ai peli di animale e agli acari della polvere e talvolta anche agli inquinanti ambientali o di ambito lavorativo e professionale. Non sono infrequenti le reazioni allergiche agli alimenti e ai farmaci, specialmente colliri, sia legate al principio attivo in sé, sia ai conservanti dei flaconcini pluridose. Infine, si annoverano fra le cause quelle legate all’ipersensibilità verso sostanze contenute in alcuni cosmetici, soprattutto ad uso perioculare, o ai metalli (per esempio il nichel) presenti nelle montature degli occhiali.
Il 50% delle persone che soffrono di allergie lamenta anche sintomi di interessamento oculare e, sebbene molto raramente possano portare a complicanze gravi con danno visivo, sono fonte di grande fastidio per il paziente che viene pertanto spinto a ricorrere a cure mediche per alleviarne la sintomatologia. La sede di maggiore riscontro a livello oculare di reazioni su base immunoallergica è la congiuntiva, una sottile membrana mucosa che ricopre la superficie anteriore del bulbo e la faccia posteriore delle palpebre con la funzione di garantire lo scorrimento della palpebra sul bulbo oculare e di partecipare alla costituzione della parte mucosa del film lacrimale. La sua ricca vascolarizzazione, la sua esposizione diretta agli agenti sensibilizzanti esterni e la presenza di cellule speciali coinvolte nelle reazioni immunologiche (linfociti T e B e cellule di Langerhans) la rendono una zona facilmente soggetta alla patologia allergica.
Le congiuntiviti allergiche colpiscono il 15-25% della popolazione in forma ricorrente o, talvolta, solo occasionale. Il sintomo predominante è rappresentato dal prurito oculare, spesso continuo, esacerbato dalla tendenza allo sfregamento che ne acuisce e peggiora il fastidio in un cronico circolo vizioso. La tendenza a chiudere gli occhi in presenza di fonti luminose (fotofobia) e l’abbondante lacrimazione completano il quadro sintomatologico delle forme allergiche, mentre generalmente non vi sono le abbondanti secrezioni bianco-giallastre caratteristiche delle forme batteriche. Sono di norma forme bilaterali in cui ispettivamente gli occhi appaiono arrossati, ma meno rossi rispetto alle congiuntiviti infettive: le congiuntive risultano infatti di un colore più aranciato (salmone) , generalmente uniforme, a volte di aspetto gonfio e traslucido per la presenza di un sottile strato di edema. All’esame oculistico si evidenziano le cosiddette “papille tarsali” cioè degli ispessimenti della congiuntiva che ricopre la superficie interna delle palpebre, che in alcuni casi possono essere anche di grandi dimensioni (gigantopapille) e presentarsi a forma di “acciottolato romano”.
Le palpebre sono spesso ispessite (edema palpebrale) e mostrano segni di abrasione cutanea tipici del continuo sfregamento. Non di rado alla congiuntivite si associano sintomi di interessamento del bordo palpebrale in un quadro di blefarocongiuntivite: si presentano come degli arrossamenti localizzati alla rima palpebrale in corrispondenza dell’attaccatura delle ciglia, tanto che gli occhi appaiono “cerchiati di rosso”; spesso è presente una secrezione schiumosa o squamosa espressione di una disfunzione a carico delle ghiandole palpebrali di Meibomio, con la possibilità che si formino anche piccoli calazi od orzaioli e che si perdano anche delle ciglia. In caso di blefarocongiuntivite il prurito e il bruciore oculare sono decisamente aumentati. Nei casi più severi, la disfunzione del film lacrimale e la contemporanea lesione da sfregamento da parte delle papille congiuntivali possono portare a una sofferenza dello strato superficiale della cornea (epitelio) provocando una cheratite (Fig 3). L’interessamento corneale provoca un peggioramento drastico della sintomatologia: aumenta la fotofobia e compare un bruciore molto intenso con la sensazione di avere un corpo estraneo nell’occhio che rende difficoltosa per il paziente l’apertura delle palpebre; inoltre, viene lamentato un costante appannamento visivo. Fortunatamente esistono terapie efficaci per prevenire e alleviare i sintomi delle allergie oculari, sia ad uso locale (colliri) sia eventualmente per via generale.
Prevenire è meglio!
La prima forma di prevenzione consiste nell’inviare il paziente presso un centro allergologico dove, mediate specifici test, si evidenziano le sostanze che scatenano la reazione allergica (allergeni) e si istruisce il soggetto allergico su come evitarne il contatto. Eventualmente il Medico Allergologo può indicare la somministrazione di un “vaccino”, da ripetersi secondo tempi e modi prestabiliti, come soluzione all’ipersensibilità verso un determinato allergene. Ciononostante, le irritazioni oculari possono perdurare e necessitano quindi di una terapia con colliri specifici per alleviarne il fastidio. A disposizione vi sono colliri antistaminici di recente formulazione (epinastina, olopatadina, ketotifene) che presentano un meccanismo d’azione multiplo: agendo sia come antagonisti del recettore H1 dell’istamina, sia come stabilizzatori di membrana. Il vantaggio di queste molecole è che possono essere utilizzate per l’intera durata del periodo allergico e, laddove siano necessari trattamenti prolungati, è consigliabile l’uso di colliri antistaminici privi di conservanti. Nei casi di oculorinite allergica, alla terapia locale è utile associare una terapia antistaminica sistemica.
Nelle forme più importanti può venire in aiuto l’instillazione di colliri a base di cortisone che alleviano più rapidamente il prurito e l’edema, tale terapia deve essere però di breve durata e sotto stretto controllo da parte dello Specialista per gli effetti collaterali (rischio di glaucoma e di cataratta) legati alla penetrazione degli steroidi all’interno dell’occhio. Come nel caso dei corticosteroidi, l’instillazione di colliri antinfiammatori non steroidei (FANS) e di vasocostrittori decongestionanti deve essere sempre eseguita dietro prescrizione medica e non dovrebbe essere mai gestita come automedicazione. Infine, l’uso di lacrime artificiali senza conservanti, sebbene non curi direttamente l’infiammazione oculare, può ridurre considerevolmente la sintomatologia e contrastare la secchezza oculare indotta dalla terapia antistaminica e decongestionante.