In questi anni la ricerca scientifica ha rilevato una maggiore suscettibilità dei celiaci nei confronti di alcune forme di infezioni che coinvolgono le vie respiratorie. Vediamo quali sono
Piccola premessa. La celiachia è considerata una forma di intolleranza autoimmune e immunomediata, scatenata dal glutine in soggetti che hanno una predisposizione genetica e che provoca il graduale appiattimento dei villi intestinali e lesioni delle mucose dell’intestino. Provocando così da una parte un cattivo assorbimento delle sostanze nutritive e dall’altra una continua stimolazione del sistema immunitario. Per fortuna una volta diagnosticata – specie se precocemente – l’eliminazione permanente del glutine mette al riparo il celiaco dalle complicanze. Tuttavia, specialmente nel periodo subito dopo la diagnosi (cioè prima che la dieta faccia effetto) oppure in caso di diagnosi molto tardive, non è raro che i celiaci siano più soggetti agli altri a disturbi di vario tipo. Va però detto che in linea generale il coinvolgimento del sistema immunitario da parte della celiachia può rendere gli intolleranti al glutine più vulnerabili alle infezioni: come diceva Louis Pasteur, che nel 19° secolo ebbe il merito di scoprire che la causa delle infezioni erano i microrganismi patogeni, “L’ospite è più importante dell’invasore”. Il concetto che la strategia migliore per difendersi dalle malattie sia quello di rafforzare e mantenere efficiente il sistema difensivo dell’organismo è sempre più valido, alla luce delle maggiori conoscenze scientifiche. Non va dimenticato che l’accesso al corpo dei patogeni sono sì le vie respiratorie, ma anche il tratto gastrointestinale – tallone di Achille dei celiaci – tanto che molti virus si impiantano prima di tutto nell’intestino.
Difese immunitarie e nutrizione
Più in generale, si può affermare che le diete squilibrate e povere di minerali e vitamine possono alterare il buon funzionamento delle difese: i celiaci a dieta libera oppure neo-diagnosticati, con ancora un problema di malassorbimento intestinale, possono perciò diventare anche immunodepressi, in modo più o meno marcato. Oltre a un corretto apporto energetico e dei macronutrienti (ossia carboidrati, proteine e grassi) giocano un ruolo fondamentale i micronutrienti: possono ridurre le capacità difensive dell’organismo le carenze di vitamine, in particolare la B2, B6, B12, l’acido folico, la C e la E. Ad esempio, la vitamina B6 (insieme a zinco e acido folico) è coinvolta nella produzione degli anticorpi e del funzionamento dei linfociti T (cellule fondamentali per le difese immunitarie). Oltre allo zinco, anche il deficit di minerali come ferro, magnesio e selenio, svolge un effetto deprimente sul sistema immunitario. Data questa premessa generale, certamente non stupisce che in letteratura sia riportato un maggior rischio di infezioni nei soggetti celiaci. Due sono, come già ricordato, i fattori principali: una risposta immunitaria alterata che si somma a un probabile deficit di sostanze nutritive, in particolare vitaminico.+
Malattie respiratorie e celiachia
A differenza di quanto accade nelle allergie o nelle altre forme di intolleranza, la celiachia non provoca i tipici sintomi come asma, rinite o tosse secca. Tuttavia, la ricerca scientifica in questi anni ha rilevato una maggiore suscettibilità dei celiaci nei confronti di alcune forme di infezioni che coinvolgono le vie respiratorie. Nel 2003 un importante studio svedese aveva addirittura trovato nei celiaci un rischio maggiore di mortalità per infezioni rispetto alla popolazione normale. In particolare, le infezioni più frequentemente riportate dai celiaci erano state la tubercolosi e il pneumococco. Di conseguenza nel 2007 è stato effettuato un vasto studio sul rapporto tra celiachia e rischio di tubercolosi, un’affezione tipicamente più frequente nei malnutriti. E le conclusioni hanno rilevato un’associazione tra celiachia e tubercolosi, tanto che i ricercatori suggerivano di investigare la possibile presenza di intolleranza al glutine nei soggetti con TBC che presentino disturbi intestinali. In un altro studio successivo, sempre svedese, l’associazione tra TBC e celiachia è stata confermata, questa volta tra celiaci e popolazione normale non ospedalizzata; interessante ricordare che il rischio maggiore è stato riscontrato negli uomini e in chi ha oltre 40 anni di età. Un dato positivo è la graduale riduzione del rischio di contrarre l’infezione tubercolare col passare degli anni a dieta aglutinata. In effetti, una delle cause nutrizionali che aumentano il rischio di ammalarsi è il deficit di vitamina D. Questa vitamina promuove l’attività antimicrobica del sistema immune innato, che reagisce velocemente contro i patogeni come il micobatterio della tubercolosi.
Talvolta, però, i sintomi respiratori sono secondari a una comune malattia stagionale come l’influenza. Per valutare se effettivamente i celiaci si ammalassero più facilmente delle comuni forme virali, nel 2010 un lavoro pubblicato sull’American Journal of Gastroenterology ha analizzato il rischio di ammissioni ospedaliere per influenze da parte dei celiaci comparandolo a quello della popolazione generale. Secondo i ricercatori, gli intolleranti al glutine corrono un rischio doppio rispetto ai non intolleranti, rischio che persiste anche oltre i 5 anni dall’inizio della dieta aglutinata. Tra le ipotesi fatte dai ricercatori a spiegazione di un rischio così elevato, spuntano una carenza nei celiaci di folati e vitamina B12, unita a un’alterata permeabilità non solo della mucosa intestinale ma anche di quella respiratoria, consentendo così un maggiore passaggio di patogeni. E, di conseguenza, una frequenza più alta di infezioni respiratorie.
Problemi di milza? Foto provetta
Si è già accennato che accanto alla TBC anche l’infezione da pneumococco ha una frequenza maggiore nella popolazione celiaca. Un’associazione che si pensa sia secondaria all’iposplenismo (ossia una ipofunzione della milza), presente nel 30% dei celiaci adulti e che può predisporre a patologie infettive, come quelle, appunto, date dallo streptococcus pneumoniae ma non solo. L’iposplenismo può colpire anche i celiaci già a dieta, ma in particolare riguarda i soggetti diagnosticati tardivamente: è meno frequente in chi è stato diagnosticato da giovane. Siccome è una condizione che non regredisce, per proteggere da rischi infettivi il celiaco che ne soffre, talvolta viene consigliata la vaccinazione anti pneumococcica, la stessa che si esegue nei soggetti splenctomizzati (privati della milza).