Le palpebre sono pieghe muscolo-cutanee che hanno la funzione di proteggere il bulbo oculare e di distribuire il film lacrimale.
Sono formate da più strati:
- uno strato esterno di cute
- uno scheletro fibro-cartilagineo, chiamato tarso
- uno strato muscolare costituito da due muscoli: il muscolo orbicolare, che serve per chiudere le palpebre ed è innervato dal nervo faciale, e l’elevatore della palpebra superiore, che a sua volta è innervato dal nervo oculomotore con funzione appunto di sollevamento della palpebra superiore.
A livello del bordo palpebrale trovano impianto le ciglia, tranne che nella parte più nasale dove si trovano i puntini lacrimali superiore e inferiore che rappresentano l’inizio delle vie lacrimali di deflusso: raccolgono le lacrime e le drenano verso il naso.
Nelle palpebre trovano anche sede diversi tipi di ghiandole che hanno la funzione di contribuire alla formazione della componente grassa della lacrima (ghiandole di Meibomio) e della parte acquosa (ghiandole di Zeiss).
Tra le patologie più frequenti che colpiscono le palpebre ricordiamo la blefarite, il calazio, l’orzaiolo e le fascicolazioni.
Blefariti
Sono forme spesso croniche e ricorrenti; non di rado si associano a problematiche dermatologiche come dermatite seborroica, forfora, acne e rosacea.
Si presentano come degli arrossamenti localizzati al bordo ciliare delle palpebre, tanto che gli occhi appaiono “cerchiati di rosso”; spesso è presente una secrezione schiumosa o squamosa, espressione di una disfunzione a carico delle ghiandole di Meibomio (ghiandole della porzione tarsale delle palpebre, che hanno la funzione di secernere la parte lipidica del film lacrimale).
I sintomi principali sono il prurito e il bruciore del bordo palpebrale; non di rado si evidenzia anche un lieve interessamento della congiuntiva (blefarocongiuntivite).
I pazienti con blefariti recidivanti vanno incontro più di frequente alla formazione di calazi e orzaioli e a volte tendono a perdere le ciglia.
Non esiste una terapia specifica della blefarite: nei casi in cui si sospetti un’infezione stafilococcica possono essere usati colliri o unguenti antibiotici; gli steroidi topici possono aiutare a ridurre il prurito e il rossore, ma non possono essere utilizzati per tempi eccessivamente lunghi.
Dal punto di vista generale, di norma, è consigliabile effettuare una pulizia quotidiana con apposito prodotto e salviettine umidificate. Tali procedure regolari possono alleviare il fastidio e ridurre le recidive; a tale proposito può risultare utile l’instillazione di sostituti lacrimali (lacrime artificiali), che integrano e stabilizzano lo strato lipidico del film lacrimale e che sono specificamente formulate per i pazienti con blefarite cronica.
Calazio
È un’infiammazione granulomatosa di una o più ghiandole di Meibomio, legata all’ostruzione del dotto ghiandolare per cause non sempre ben comprensibili.
In buona parte dei casi è presente una blefarite, che andrebbe sempre trattata per evitare la recidiva del calazio.
Qualora le palpebre non presentino altre alterazioni, si pensa che possa essere causato da disturbi digestivi, intestinali, alimentazione disordinata, stitichezza, problemi di tipo allergico e non ultimo lo stress.
Si presenta come un rigonfiamento localizzato (cisti) della palpebra, generalmente poco o per nulla dolente.
Può presentarsi a livello della cute (calazio pretarsale) oppure essere visibile nella parte congiuntivale evertendo la palpebra (calazio sottotarsale), a seconda della sede dell’interessamento ghiandolare.
Non è infrequente la formazione di calazi multipli, che possono interessare entrambi gli occhi e recidivare nell’arco di settimane o mesi dalla loro guarigione spontanea o dalla loro escissione chirurgica, in questi casi si parla di “calaziosi”.
La terapia della fase acuta (7-15 gg) consiste in:
- pulizia del bordo palpebrale;
- applicazione di unguenti topici a base di cortisone e antibiotici a largo spettro;
- impacchi caldo-umidi, con garze sterili imbevute di acqua calda che possono facilitare l’assorbimento della pomata e favorire lo sblocco del dotto ghiandolare.
In alcuni casi il calazio si risolve con la riapertura del dotto e lo spurgo del materiale sebaceo, ma nella maggioranza dei casi il calazio si disinfiamma e si cronicizza, formandosi la classica “pallina” visibile sulla palpebra, non dolente e senza arrossamento della cute. In questo caso si consiglia di attenderne il riassorbimento spontaneo nell’arco di 2-3 mesi, senza che vi sia necessità di una terapia medica. Passato questo periodo, nel caso in cui la cisti non sia scomparsa e non si sia ridotta di volume, si procede alla sua asportazione chirurgica: in anestesia locale si procede all’escissione di una o più ghiandole di Meibomio interessate.
Orzaiolo
Differisce dal calazio sia per sede (interessa le ghiandole a secrezione acquosa), sia per insorgenza: è caratterizzato, infatti, da un esordio acuto e più doloroso; inoltre anche la causa è diversa da quella del calazio, essendo l’orzaiolo una vera e propria infezione stafilococcica delle ghiandole palpebrali di Zeiss.
Si caratterizzata per la presenza di un rigonfiamento più piccolo rispetto a quello del calazio, ma più arrossato e dolente e spesso rigonfio di pus tanto da assomigliare a un brufolo o a un piccolo ascesso.
La terapia si avvale di colliri o pomate antibiotiche per uso oftalmico, nei casi più importanti può essere utile l’incisione della pustola per il drenaggio del materiale purulento.
Fascicolazione (mioclonia) palpebrale
È un piccolo spasmo del muscolo orbicolare delle palpebre, che di solito interessa la palpebra inferiore. Si manifesta come un tremore improvviso che provoca uno scatto dell’occhio verso l’alto, normalmente di breve durata e a risoluzione spontanea.
Interessa soggetti sottoposti a periodi di stress, a mancanza di sonno, ansia o perdita di sali minerali.
La terapia consiste nel riposo e nel reintegro di magnesio e potassio, arricchendo la dieta con varietà di frutta e verdura; in caso di impossibilità a mantenere un regime alimentare equilibrato, risulta utile assumere integratori alimentari multivitaminici e multiminerali bilanciati per la fascia d’età del paziente.
Calazi nei bambini
I calazi nei bambini, specialmente nei primi anni di vita, sono molto frequenti e spesso sono multipli e recidivanti.
Come per quelli degli adulti, non si comprende bene la loro origine: si pensa che alla base della loro formazione vi sia un eccesso di produzione di lacrime, a cui possono o meno associarsi dermatiti e disturbi gastrointestinali.
La terapia consiste in un’accurata detersione quotidiana delle palpebre (con apposite garze e shampoo palpebrale) e pomata cortisonica da applicarsi solo nella fase acuta (palpebra arrossata e dolente).
L’escissione chirurgica, necessariamente in anestesia generale, è solitamente da escludersi: nella maggior parte dei casi i calazi tendono a risolversi spontaneamente, seppur in tempi anche molto lunghi (da qualche settimana a 4-5 mesi).