L’iperplasia gengivale da farmaco si presenta con un aumento della gengiva che si espande fino alla copertura quasi completa dei denti. Tale situazione è associata a dolore, arrossamento e sanguinamento
L’iperplasia gengivale da farmaco è un processo a carattere fisiologico che porta all’aumento del tessuto gengivale, il quale cresce e si espande dalla zona interdentale fino a raggiungere e, talvolta, anche a coprire i denti. Tale processo può anche essere accompagnato da un’infiammazione gengivale dolorosa (ovvero da gengivite) e da sanguinamento, che possono comportare un grosso limite all’igiene orale, con il conseguente aumento di probabilità di colonizzazione batterica.
Oltre alle importanti problematiche estetiche che ne conseguono, l’iperplasia gengivale può causare dolore e forte senso di fastidio durante la masticazione e le pratiche quotidiane di igiene orale (spazzolamento dei denti e uso del filo interdentale). Il meccanismo preciso dell’iperplasia gengivale indotta da farmaci non è conosciuto, ma coinvolge un sostanziale aumento nel tessuto connettivo, dovuto all’alterazione del metabolismo dei fibroblasti gengivali. L’aumento di volume secondario all’assunzione di farmaci comprende quei quadri clinici che insorgono per azione diretta o indiretta del farmaco stesso e regrediscono dopo la sua sospensione. I fattori che possono influenzare questo processo sono vari, tra cui:
- quantità di farmaco da apportare;
- concentrazione plasmatica;
- durata del trattamento;
- stato di salute generale del paziente.
L’iperplasia gengivale può manifestarsi a qualsiasi età, ma la frequenza è superiore nei pazienti che hanno più di 50 anni. L’insorgenza del disturbo può variare da qualche settimana fino ad alcuni mesi dall’inizio delle terapie farmacologiche.
Farmaci che possono influire sulla salute gengivale
- Antiepilettici: la fenitoina causa iperplasia gengivale in quasi il 50% dei pazienti, soprattutto in soggetti pediatrici. La condizione va incontro a lenta regressione clinica, in seguito alla sospensione del farmaco. Alcuni casi sono stati attribuiti anche ad acido valproico, etosuccimide, fenobarbitale e vigabatrin utilizzati nel trattamento di disturbi neuropsichici.
- Calcio-antagonisti: la nifedipina è un farmaco anti-ipertensivo largamente diffuso; l’iperplasia gengivale si presenta in una fase precoce del trattamento. Altri calcio-antagonisti che possono indurre iperplasia gengivale sono: amlodipina, diltiazem, felodipina, manidipina, nicardipina, nitrendipina e verapamil.
- Immunosoppressori: soprattutto la ciclosporina, farmaco utilizzato per evitare il rigetto dei tessuti trapiantati da parte dell’ospite. La frequenza di iperplasia gengivale in soggetti trapiantati trattati con ciclosporina è molto alta. L’iperplasia gengivale generalmente si verifica durante i primi tre mesi di trattamento e l’effetto è dose-dipendente. Solitamente si risolve dopo la sospensione o la riduzione della dose di ciclosporina. È meno frequente con tacrolimus e micofenolato.
- Acido tranexamico, un agente antifibrinolitico, utilizzato nella prevenzione o riduzione dei sanguinamenti.
- Contraccettivi orali combinati.
- Antibiotici.
L’iperplasia causata da questi ultimi tre farmaci è diversa da quella dovuta ai gruppi di farmaci precedentemente citati (fenitoina, ciclosporina e calcio-antagonisti), poiché si manifesta e si risolve nell’arco di periodi molto brevi e ha manifestazioni molto più contenute.
Come prevenire
Alcuni semplici suggerimenti di igiene orale quotidiana possono aiutare a ridurre il rischio di sviluppare iperplasia gengivale. Recenti studi hanno dimostrato che la presenza di tartaro e placca, pur non essendo i fattori scatenanti l’ipertrofia gengivale, possono peggiorare notevolmente tale situazione. Dunque, nella terapia per curare l’iperplasia gengivale, è bene ricordarsi di lavare i denti almeno 2 volte al giorno, utilizzare il filo interdentale per rimuovere possibili residui di farmaci e utilizzare i collutori antiplacca per spazzare via tutti i residui batterici. Nelle forme lievi-moderate questi provvedimenti sono sufficienti a risolvere l’infiammazione gengivale e ridurre l’ingrossamento delle gengive mentre, nelle forme gravi, rappresentano comunque un utile complemento.
Quando ricorrere alla chirurgia
Tuttavia, non sempre un perfetto controllo della placca può prevenire un aumento del volume gengivale e, quindi, potrebbero essere richiesti interventi chirurgici sulla gengiva o sul dente. La terapia chirurgica si rende necessaria ogniqualvolta la severità dell’ipertrofia non può essere corretta con la terapia meccanica non chirurgica o con la sostituzione del farmaco che l’ha causata. Pertanto, una volta posta la diagnosi di ipertrofia gengivale severa, è opportuno individuare il farmaco scatenante e, se non è possibile sostituirlo, ricorrere alle manovre di igiene orale professionale seguite dall’intervento chirurgico parodontale.
La terapia chirurgica si basa su tecniche quali gengivectomia, chirurgia a lembo, elettrochirurgia e incisione laser. La gengivectomia è l’operazione chirurgica di livellamento e correzione della gengiva a livello dell’attacco del dente e consiste nella rimozione del tessuto gengivale. L’utilizzo del laser ha portato grande innovazione in termini di invasività e tempi di guarigione in questo tipo di procedure. La gengivectomia usando la tecnologia laser riduce il dolore al minimo e assicura un recupero dei tessuti semplice e veloce senza necessità di suturare. L’intervento viene svolto in anestesia locale con spray o creme anestetiche, ma senza alcuna iniezione per evitare qualsiasi dolore o fastidio. La procedura è veloce e semplice e i risultati solitamente eccellenti.
Alcune volte, dopo avere effettuato una gengivectomia, se la terapia con il farmaco implicato non viene sospesa, l’iperplasia può ripresentarsi dopo 3-6 mesi e alcune volte dopo un anno. In tal caso, la soluzione percorribile più semplice e non traumatica risulta essere la sospensione del farmaco. Questa andrà valutata con il medico curante, che potrà valutare per una riduzione del dosaggio del farmaco utilizzato oppure la sostituzione del farmaco, con alternative terapeutiche che non inducano iperplasia gengivale, permettendo così la regressione parziale o anche completa delle lesioni. Una volta sospeso il trattamento, solitamente la situazione migliora nell’arco di circa quattro settimane.