Le terapie protratte nel tempo spesso comportano effetti collaterali a carico degli occhi e della vista
Di pari passo all’aumento dell’aspettativa di vita nei Paesi più sviluppati, accompagnato al benessere e alle conseguenti abitudini voluttuarie (cibi poco sani, fumo di sigaretta, consumo di alcool, sedentarietà, ecc.) decisamente non benefiche per l’organismo, si assiste a una disarmante crescita di malattie invalidanti, che necessitano di assistenza e di terapie spesso molto lunghe: le cosiddette patologie croniche. Ad esse appartengono per esempio le malattie cardiache, l’ictus, i tumori, il diabete, le malattie dell’apparato respiratorio, le patologie neurologiche e neurodegenerative e i disturbi muscolo-scheletrici. Si caratterizzano per la presenza di numerosi sintomi che possono durare anche molto tempo, alternando fasi acute ad altre in cui sembra esserci una parziale remissione per poi tornare ad affliggere il paziente.
Naturalmente tali patologie richiedono una terapia continuativa che, se anche non permette la guarigione completa, almeno ne allevia la sintomatologia o riduce il numero di ricadute. Tale terapia si avvale nella maggior parte dei casi di più farmaci, il cosiddetto “cocktail”, cosa che da un lato la rende indispensabile per apportare un beneficio al paziente, ma dall’altro comporta una serie di effetti avversi propri di ogni singolo farmaco e che si sommano gli uni agli altri. Anche l’occhio può essere, e spesso lo è, sede di effetti collaterali di farmaci utilizzati per via generale, soprattutto quando la terapia è protratta nel tempo come nel caso delle patologie croniche. In questo articolo ci occuperemo dei principali farmaci che possono arrecare un danno alle strutture oculari.
Attenzione: si consiglia di non sospendere autonomamente la terapia in atto per paura degli effetti collaterali, ma piuttosto di sottoporsi più di frequente a controlli oculistici qualora si stiano assumendo farmaci potenzialmente dannosi per l’occhio, in modo tale che il proprio medico e l’oculista possano lavorare in equipe ed eventualmente, se necessario, modificare la strategia terapeutica.
Cortisone
È un ormone con proprietà antinfiammatorie e immunosoppressive, viene generalmente utilizzato per la cura di infiammazioni conseguenti a patologie autoimmuni, allergiche, asma, patologie della pelle e persino alcuni tipi di tumori. Purtroppo presenta diversi effetti collaterali anche a carico del bulbo oculare: chi utilizza cortisone per lunghi periodi, sia per via generale sia instillato nell’occhio, viene inevitabilmente colpito da un particolare tipo di cataratta (sottocapsulare posteriore) che costringe il paziente a sottoporsi a intervento chirurgico per la sua asportazione anche in giovane età. L’utilizzo prolungato di colliri a base di cortisone può comportare un innalzamento della pressione oculare (glaucoma), che in genere regredisce con la sospensione della terapia; in certi individui, detti “responders”, tale aumento della pressione oculare si verifica anche dopo pochi giorni di utilizzo di gocce oculari a base di cortisone.
Idrossiclorochina
Si tratta di un farmaco antimalarico, che viene comunemente utilizzato per il trattamento di patologie autoimmuni come l’artrite reumatoide e il lupus. I pazienti che ne fanno uso possono andare incontro a una retinopatia tossica irreversibile. Il dosaggio giornaliero di idrossiclorochina è il fattore di rischio chiave per lo sviluppo di tossicità, unito alla durata del trattamento, all’associazione con farmaci antitumorali e alla presenza di una pre-esistente maculopatia. Prima di iniziare la terapia sarebbe opportuno eseguire un controllo oculistico per avere una valutazione basale della salute retinica; in corso di trattamento i pazienti sono solitamente sollecitati dal proprio medico curante a sottoporsi a visite periodiche di controllo, durante le quali viene posta particolare attenzione alla valutazione del fondo oculare e possono essere richiesti alcuni esami strumentali come il campo visivo, il test dei colori, l’elettroretinogramma e i potenziali evocati visivi.
Amiodarone
Si tratta di un farmaco anti-aritmico utilizzato per il trattamento della fibrillazione atriale e della tachicardia ventricolare. Provoca depositi di complessi di lipofuscine a livello corneale: tali depositi brunescenti presentano un caratteristico aspetto a “baffi di gatto” (cornea verticillata). Il 90% dei pazienti in cura con amiodarone presenta tali depositi, ma solo pochissimi lamentano sintomi visivi come aloni, offuscamento visivo e abbagliamenti. Non sono motivo di particolare preoccupazione e di solito si riducono fino a scomparire con l’eliminazione del farmaco.
Farmaci alfabloccanti
I più utilizzati sono: la DOXAZOSINA che viene usata per il trattamento dell’ipertensione arteriosa e la TAMSULOSINA somministrata agli uomini che soffrono di ipertrofia prostatica benigna. Questi farmaci presentano un effetto collaterale che colpisce l’iride (difficoltà nell’ottenere la dilatazione della pupilla e iride “a bandiera” che fuoriesce dai tagli chirurgici) e che complica decisamente l’intervento di cataratta. La sospensione prima della chirurgia non si è dimostrata efficace nel ridurre le complicanze intraoperatorie, si raccomanda pertanto di avvisare il chirurgo, prima dell’intervento di cataratta, dell’utilizzo di tale terapia e, ove possibile, procrastinare la sua assunzione a dopo la chirurgia.
…E infine
Alcuni farmaci antidepressivi (triciclici), certi tipi di antistaminici (specialmente quelli di prima generazione) e altri farmaci anticolinergici possono causare come effetto collaterale, oltre a una secchezza oculare, una temporanea dilatazione della pupilla (midriasi), effetto che si ottiene con l’instillazione di colliri midriatici. A questa conseguono: un abbagliamento, una visione meno nitida, la difficoltà di mettere a fuoco gli oggetti vicini. Solo nei soggetti predisposti, che presentano un angolo irido-corneale stretto, una dilatazione della pupilla può “affollare” questa zona e bloccare il normale deflusso dell’umore acqueo all’esterno dell’occhio; a ciò consegue un innalzamento repentino e violento della pressione intraoculare che prende il nome di attacco acuto di glaucoma. I pazienti devono quindi recarsi nel Pronto Soccorso Oculistico dove saranno trattati con farmaci che riducono la pressione intraoculare sia per via topica che per via sistemica. È quindi importante che i soggetti che presentano questa modificazione anatomica evitino di assumere farmaci che possono provocare midriasi se non strettamente necessari.