Artrosi della caviglia, fusione o protesi di caviglia?

In caso di artrosi della caviglia, fino a qualche anno fa la fusione era l’unica opzione terapeutica per eliminare il dolore, ma oggi esistono soluzioni protesiche affidabili che preservano il movimento dell’articolazione.

L’artrosi colpisce indubbiamente con minore frequenza la caviglia rispetto alle altre articolazioni del nostro corpo. Il motivo? È un’articolazione che noi medici definiamo “congruente”, in poche parole si tratta di un puzzle in cui ogni pezzo combacia perfettamente. Questo la rende resistente agli stress più importanti legati al sovrappeso, al sovraccarico e perfino al passare degli anni.
Quali sono, quindi, i fattori scatenanti dell’artrosi della caviglia? Traumi, fratture e malattie infiammatorie sistemiche (per esempio, lupus e artrite reumatoide) sono i principali responsabili.
Studi recenti mostrano come questa patologia sia davvero invalidante.

La fusione non è l’unica opzione

La buona notizia è che oggi esistono soluzioni efficaci, che in passato non erano disponibili. Fino a pochi anni fa l’unico intervento proponibile per i pazienti affetti da artrosi di caviglia era l’artrodesi, ossia la fusione della caviglia, con il risultato di un’articolazione asintomatica, ma completamente rigida.
Oggi esistono soluzioni protesiche affidabili. È possibile, pertanto, risolvere il problema dell’artrosi di caviglia, senza rinunciare al movimento.
Ecco in breve quali sono le discriminanti per essere un candidato a questo intervento.

Protesi di caviglia, quando è possibile?

Età

Oltre il 70% dei casi di artrosi di caviglia sono post traumatici e quindi interessano pazienti che generalmente sono più giovani di quanto non avvenga per altre articolazioni, come anca e ginocchio.
La protesi di caviglia è una soluzione affidabile anche per questo tipo di pazienti, nel pieno della fase attiva e produttiva della loro vita. Proprio per questi soggetti è chiaramente più importante preservare il movimento dell’articolazione. Infatti, in un paziente con richieste funzionali elevate, preservare il movimento è senza dubbio un aiuto.

Oltre il 70% dei casi di artrosi della caviglia sono post-traumatici. L”artrosi della caviglia può quindi interessare anche pazienti giovani, che sono i migliori candidati per protesi di caviglia

Deformità

Per poter funzionare in maniera equilibrata una protesi di caviglia deve essere posizionata con un buon allineamento. D’altro canto spesso il paziente affetto da artrosi di caviglia sviluppa delle gravi deformità. In passato si pensava che queste rappresentassero una controindicazione all’impianto di protesi di caviglia, per via della difficoltà per il chirurgo nell’ottenere un arto ben allineato al termine dell’intervento.
Oggi le moderne tecniche chirurgiche osteotomiche, che si avvalgono di planning (progettazione) tecnologicamente all’avanguardia, permettono di correggere le deformità con successo e favorire l’impianto di una protesi di caviglia nello stesso intervento, quando necessario.

Bone stock: la quantità di osso disponibile

Bone stock è il termine con cui il mondo scientifico descrive la qualità e la quantità di osso di un’articolazione. Nel caso della caviglia l’elemento critico è spesso l’astragalo. Ogniqualvolta il bone stock astragalico sia insufficiente, si determina una controindicazione alla protesi di caviglia.
Pazienti con qualità ossea insufficiente sono candidati all’intervento di artrodesi (procedura di fusione della caviglia), prestando però attenzione a preservare la lunghezza dell’arto.
Ancora una volta la tecnologia e la ricerca vengono in aiuto dei pazienti. Infatti, esistono a disposizione del chirurgo le cage (cubi) in trabecular metal, un materiale che deriva dalla lavorazione del tantalio e che favorisce l’osteointegrazione. In poche parole, quando lo si introduce in un’articolazione, le cellule circostanti hanno la percezione che sia osso e tendono a inglobarlo.
Questi impianti possono essere usati per colmare le lacune ossee presenti senza imporre un invalidante accorciamento all’arto malato.

Le caratteristiche delle protesi di caviglia moderne

Gli impianti protesici moderni si dividono in impianti mobile-bearing e fix-bering, tra cui spicca il moderno resurfacing. Andiamo a vederli nel dettaglio.

Protesi mobile-bearing

La protesi di caviglia è diventata una soluzione affidabile ed efficace negli ultimi dieci anni. Questo grazie alla soluzione mobile-bearing, ossia impianti protesici costituiti da tre componenti: una tibiale, una astragalica e un inserto in polietilene (definito “menisco”) mobile.
Perché una soluzione simile così lontana da come è la caviglia in natura?
Ogni nuovo disegno protesico deve trovare un connubio efficace tra due principi contrastanti: congruenza anatomica e vincolo degli elementi protesici.
In poche parole, un impianto protesico deve scendere a compromessi tra l’esigenza di replicare l’anatomia di una caviglia fisiologica e l’esigenza di ottenere stabilità mediante un vincolo.
La soluzione europea di una protesi con un inserto mobile ha permesso di ridurre i volumi di questi impianti, risparmiando tessuto osseo e consentendo una fissazione allo scheletro di tipo press-fit, senza necessità di cementazione.
Questi aspetti hanno avuto un impatto notevolmente favorevole sulla durata a lungo termine dell’impianto.

Il moderno fix-bearing: il resurfacing

Oggi esiste un’alternativa che ricrea la reale anatomia grazie a dei presupposti originali e a idee nuove.
In primis, in natura, le superfici articolari di tibia e astragalo sono curve. Resurfacing significherà, quindi, ridurre al minimo la resezione ossea potendo eseguire dei tagli curvi: così come sono in origine tibia e astragalo. Ecco la prima novità del resurfacing: tagli curvi per riprodurre l’originaria anatomia.
Riprodurre l’anatomia della caviglia significa, però, anche un disegno a due pezzi: la superficie articolare tibiale e quella astragalica, rinunciando al compenso dell’inserto mobile. Questo oggi è possibile grazie all’evoluzione dei materiali.
Ecco la seconda grande novità del resurfacing: il trabecular metal. È un nuovo metallo derivato dalla lavorazione del tantalio, di cui abbiamo parlato precedentemente, che permette una completa osteointegrazione.

Piccolo glossario

Astragalo

Chiamato anche “talo” è un osso breve del piede situato nel tarso che si articola superiormente con la tibia e il perone, inferiormente col calcagno e anteriormente con il navicolare. Trasmette il peso del corpo sul piede.

Tantalio

È un metallo di transizione duro e duttile, lucido, di colore blu-grigio, molto resistente alla corrosione, soprattutto all’attacco degli acidi, ed è un buon conduttore di calore ed elettricità. È piuttosto raro in natura e si trova nel minerale tantalite. Il tantalio ha moltissime applicazioni: si usa in strumenti chirurgici e negli impianti di protesi intracorporee, perché non reagisce con i fluidi del corpo.