La celiachia preferisce il rosa: secondo gli studiosi l’intolleranza al glutine colpisce le donne esattamente il doppio degli uomini. Una vera sfortuna perché, come è noto, le persone che ricevono la diagnosi di celiachia rappresentano solo la punta dell’iceberg, mentre la maggiore parte dei casi resta ancora “sommersa”
Essendo le celiache il doppio dei maschi, è intuitivo che la mancanza della diagnosi sia un problema più importante per il sesso femminile che maschile. In altre parole: la maggioranza delle celiache non sa ancora di esserlo ed è a dieta libera, mettendo a rischio la propria salute. Tanti gli effetti per le intolleranti che non eliminano il glutine dalla propria alimentazione, il composto presenti in vari cereali come grano, orzo, farro o segale, ad esempio. Dalle complicanze di tipo autoimmune come la tiroidite di Hashimoto, più frequente nelle femmine già durante l’infanzia, alla comparsa di osteoporosi precoce o di anemia da carenza di ferro, che possono accentuare condizioni patologiche comunque più frequenti nel gentil sesso, ma, forse, gli effetti più impattanti dovuti all’assenza di una diagnosi sono quelli che riguardano la sfera riproduttiva, perché oltre alla gestante possono riguardare anche il nascituro.
Fertilità e glutine
La celiachia – in particolare quella non diagnosticata – in effetti è associata a un rischio maggiore di disturbi della fertilità e di complicanze in gravidanza. Secondo rapporti disponibili in letteratura, la prevalenza della celiachia in donne con disturbi della fertilità in Europa si attesta tra il 4 e l’8%, quindi una percentuale ben superiore rispetto alla popolazione generale (nella quale la prevalenza è stimata dell’1%, come già ricordato). In uno studio condotto su donne con infertilità inspiegata, la quota di celiachia tra queste donne era ben sei volte più alta rispetto al gruppo di controllo. La celiachia può ritardare la pubertà e, a causa delle lesioni intestinali dovute alla reazione immunitaria scatenata dall’ingestione di glutine, può provocare malassorbimento di sostanze nutritive, in particolare un deficit di zinco, vitamina B12, ferro e acido folico. Oligoelementi e vitamine che svolgono un ruolo importante sia per il concepimento che la gravidanza e la cui carenza può portare sia a disturbi della fertilità che a complicanze in gravidanza.
In effetti sono numerose le manifestazioni cosiddette atipiche della celiachia che possono interessare l’apparato riproduttivo femminile. Oltre all’infertilità inspiegata, sono state individuate varie complicanze legate alla gravidanza: aborto spontaneo, parto pretermine, ritardo della crescita intrauterina, emorragia post-partum e nascita assistita. Per fortuna nella maggior parte dei casi la dieta priva di glutine è in grado di prevenire o di ridurre queste complicanze.
Gravidanze più difficili
Può risultare strano ma la scoperta di essere intolleranti al glutine spesso coincide con l’inizio della gravidanza. Sebbene non siano ben noti i meccanismi, si può affermare che la dolce attesa è una di quelle condizioni (come alcune infezioni virali, ad esempio) in grado di “slatentizzare” una celiachia asintomatica. Non è raro che siano proprio le tipiche manifestazioni intestinali (diarrea, gonfiori, fastidio) a comparire con una certa violenza durante una gravidanza e a fare insospettire il medico. Negli ultimi anni si sta ponendo la questione se sia opportuno o meno effettuare, insieme ai tanti altri test che si fanno di routine all’inizio della gestazione, anche lo screening sierologico della celiachia. Grazie a un semplice esame sanguigno che ricerca gli anticorpi anti-transglutaminasi, si individuerebbe con facilità chi ha problemi con il glutine oppure no. Così facendo potrebbe diventare possibile evitare e ridurre complicazioni sia alla futura mamma che al nascituro. Tuttavia, va detto che oggi i gruppi ad alto rischio, come le donne con anamnesi di aborti ripetuti, vengono sottoposti in misura maggiore ai test per accertare una possibile celiachia non diagnosticata. Tornando all’importanza della dieta, bisogna ricordare che anche le pazienti celiache diagnosticate dovrebbero essere istruite a osservare una rigorosa astinenza dal glutine prima del concepimento e durante l’intera gravidanza, al fine di ridurre al minimo i possibili rischi dovuti all’intolleranza. In altre parole, se c’è un periodo della vita nel quale l’adesione alla dieta diventa ancora più importante, è quello della maternità.
I meccanismi sottostanti
Anche se le cause non sono del tutto chiare, si suppone che la celiachia, in particolare se non trattata, provochi complicanze in gravidanza tramite alcuni anticorpi che interagiscono con il tessuto della placenta in fase di sviluppo. Nelle donne intolleranti il glutine induce una risposta immunitaria cellulo-mediata di anticorpi (linfociti T), che a loro volta possono contribuire a complicanze diverse. Oltre a ciò, il glutine può provocare una secrezione elevata di sostanze infiammatorie (citochine), le quali possono nuocere allo sviluppo del trofoblasto, ossia il tessuto cellulare che nutre l’embrione. Tra l’alto il malassorbimento intestinale di vitamine e minerali può causare un malfunzionamento dei sistemi immunitario ed endocrino, con una ridotta sintesi di ormoni fondamentali quali la gonadotropina e gli estrogeni.
Quali conseguenze per il bambino?
Due importanti studi condotti in Svezia e in Danimarca pubblicati nell’ultimo decennio sui registri delle nascite hanno fornito dei dati importanti. Nel primo, eseguito su più di due milioni di neonati, i ricercatori hanno accertato che una celiachia materna non diagnosticata è associata a uno scarso peso alla nascita e a parto pretermine. Al contrario, nelle gestanti con celiachia diagnosticata e trattata prima del parto, non si è osservato un rischio maggiore di effetti negativi sui parametri del parto, rispetto alle non celiache. Tali risultati sono stati confermati dallo studio danese basato su oltre 1,5 milioni di neonati. Questo studio ha confermato nelle donne con celiachia non diagnosticata un rischio più elevato di parto pretermine e di avere bambini con basso peso alla nascita, mediamente inferiore di 100 g rispetto ai bimbi di non celiache. Alla pari dello svedese, lo studio danese non ha evidenziato un rischio maggiore di complicanze in gravidanza per donne con celiachia diagnosticata e trattata con la dieta glutinata. Tuttavia, va anche ricordato che anche queste ultime, sebbene in misura decisamente inferiore, possono dare alla luce neonati con scarso peso alla nascita.