Frequentemente i deficit di erezione, anche in età giovanile, sono causati da alterazioni della circolazione arteriosa e venosa dell’organo sessuale maschile. L’ importanza della prevenzione
Dobbiamo distinguere due cause circolatorie ben diverse, in quanto talora è in gioco un ridotto afflusso di sangue arterioso, mentre altre volte il flusso arterioso è valido, ma è troppo veloce il deflusso di sangue che “fugge” troppo precocemente dal pene.
Varie sono le cause che determinano deficit sessuali che si presentano con scarsa rigidità del pene già immediatamente a seguito di stimolo sessuale, oppure si manifestano con difficoltoso mantenimento della rigidità, che all’inizio appare come normale ma che ben presto si riduce progressivamente non consentendo un rapporto sessuale soddisfacente.
Possiamo pertanto indicare due situazioni cliniche completamente diverse che comportano un deficit erettile. Talora la prima causa, il cosiddetto fattore primario, è proprio un mancanza di corretta vascolarizzazione arteriosa.
Mentre in altri casi, l’alterazione della vascolarizzazione del pene, cioè il deficit di sangue arterioso, non è però la prima causa di insorgenza della disfunzione sessuale e pertanto in tali casi la terapia deve essere ben diversa da quella prescritta nel caso precedente.
Quando la scarsa vascolarizzazione arteriosa è la prima causa
La vascolarizzazione, cioè l’irrorazione arteriosa del pene avviene attraverso l’arteria dorsale, l’arteria bulbo-uretrale e, soprattutto, le arterie cavernose che decorrono al centro di ogni corpo cavernoso e danno origine alle cosiddette arterie elicoidali, che forniscono sangue ai sinusoidi del tessuto erettile.
Nell’erezione si determina la dilatazione delle arterie cavernose ed elicoidali, a cui fa seguito un aumento del flusso di sangue negli spazi lacunari con rilasciamento della muscolatura liscia cavernosa. Tale dilatazione degli spazi lacunari verso e contro la albuginea o tunica del rivestimento dei corpi cavernosi, riduce sempre più il deflusso venoso determinando una valida erezione che perdura fino alla eiaculazione, se il meccanismo venoso-occlusivo è valido ed efficiente.
Esistono varie cause di disfunzione erettile esclusivamente o prettamente vascolari arteriose per scarso afflusso di sangue al pene:
- fumo di sigaretta (bastano 10 sigarette al giorno per un periodo di fumo di 10 anni per provocare danni gravi alla circolazione del sangue nel pene);
- diabete mellito sia insulino-dipendente sia non-insulino dipendente;
- iperlipidemia come aumento colesterolo totale e riduzione HDL (noto come colesterolo “buono”);
- incremento trigliceridi, ipertensione arteriosa, ateriosclerosi (generalizzata o anche solo distrettuale limitata al campo pelvico), arteriosclerosi;
- traumi vari agli organi genitali e in area pelvica, interventi chirurgici in area pelvica o in seguito a trattamenti di radioterapia per tumori vari.
Casi in cui la scarsa vascolarizzazione arteriosa non è la prima causa
Talvolta tale disturbo è dovuto a una patologia della tunica di rivestimento (chiamata albuginea) dei due corpi cavernosi del pene, per cui la stessa tunica, che è come una guaina che fa da copertura al tessuto cavernoso, è colpita da processi “infiammatori”. Probabilmente determinati da una patologia autoimmune, oppure anche per ripetuti microtraumi, che danneggiano le microlamelle che costituiscono tale albuginea, causando l’insorgenza di aree singole o multiple di fibrosi che a loro volta determinano una scarsa elasticità e, pertanto, difetto nella estensibilità ed espansione dei corpi cavernosi e, quindi, del pene.
La fibrosi compare molto spesso anche in pazienti in età giovanile-media, dai 20 ai 40 anni. In tali evenienze le varie cure, dopo precisa diagnosi della patologia, devono mirare anzitutto a bloccare la infiammazione, che tante volte non provoca di per sé alcun fastidio al paziente quando è all’inizio, cioè occorre “spegnere o disattivare” la infiammazione che in caso contrario continua la sua evoluzione con sensibili danni all’erezione.
Nella fibrosi si instaura molto frequentemente anche un’alterazione della vascolarizzazione arteriosa e talora venosa, ma tale deficit vascolare è un “fattore secondario” del deficit sessuale in quanto la prima e importante causa della insufficienza sessuale è la fibrosi e non l’alterazione vascolare.
Ecco perché occorre anzitutto “curare” l’infiammazione al fine di bloccare la sua evoluzione e cercare pure di ridurre le dimensioni delle aree fibrotiche e migliorarne l’elasticità misurata secondo la scala Kpa.
Stessa cosa avviene nella Induratio Penis Plastica che richiede cure anzitutto per disattivare l’infiammazione, migliorare l’elasticità e se possibile ridurre le dimensioni delle tipiche “placche”. Pertanto, è bene ricordare in sintesi che nella fibrosi e nella Induratio Penis Plastica l’alterazione della vascolarizzazione non è la causa prima, cioè il “fattore primario”, dell’insorgenza della malattia, ma “fattore secondario”, sempre peraltro di rilevante importanza, che accompagna l’insorgenza ed evoluzione delle placche e tutta la sintomatologia clinica segnalata dal paziente.
Nei casi in cui è accertato il deficit di vascolarizzazione mediante ecocolordoppler dinamici o penogramma radioisotopico, prima di impostare la strategia di cure è bene effettuare esami che escludano la concomitante presenza di alterazione dell’elasticità della albuginea, come nella Fibrosi o nella Induratio Penis Plastica, perché ben diversa sarebbe l’impostazione delle cure e la loro sequenza temporale.
Se l’alterazione della vascolarizzazione è la causa prima e unica o causa primaria della disfunzione erettile lo specialista prescriverà e consiglierà, specificatamente per ogni singolo caso clinico le cure più idonee, che possono essere le seguenti: abolizione del fumo, onde urto a bassa intensità, vasodilatori periferici, vasoprotettori e migliorativi del microcircolo, farmaci vasoattivi etc.
Se invece la causa del disturbo risiede nella scarsa elasticità della albugine dei due corpi cavernosi del pene e del setto intercavernoso, occorre anzitutto disattivare tale malattia che altrimenti sarebbe sempre evolutiva e impostare cure ben specifiche al singolo caso.