Dismenorrea è il termine medico che definisce i dolori pelvici associati al ciclo mestruale femminile. Letteralmente significa “flusso mensile difficoltoso”. Colpisce in diversa misura più del 50% delle donne in età fertile. Oltre il 10% riferisce importanti limitazioni, spesso con necessità di assentarsi dal lavoro o da scuola da 1 a 3 giorni ogni mese a causa dell’intensità dei sintomi. Si tratta del disturbo ginecologico più comune lamentato dalle donne, indipendentemente da età, nazionalità e ceto sociale.
Il dolore si manifesta di frequente sotto forma di crampi ed è causato da contrazioni della muscolatura uterina molto ravvicinate e intense, che provocano vasocostrizione e ipossia del tessuto, ossia una carenza di ossigeno a livello locale con conseguente dolore. Gli spasmi derivano dal rilascio eccessivo o troppo rapido di sostanze fortemente infiammatorie, chiamate prostaglandine, da parte della mucosa uterina (endometrio) che si sfalda durante il periodo mestruale.
Per secoli si è pensato che i dolori mestruali avessero origine psichica, ma non vi è nulla di più sbagliato. Nelle donne coinvolte i livelli di prostaglandine uterine sono alterati e più elevati rispetto a quelli di chi vive questo evento periodico in modo normale e senza disturbi. L’idea che i dolori durante le mestruazioni siano un fenomeno normale resiste in un’ampia parte della popolazione femminile stessa. Per questo motivo molte donne decidono di non curarsi. Alcune, inoltre, forse con pessimismo eccessivo, pensano che i trattamenti non sarebbero efficaci. Altre ancora, a volte per motivi religiosi, pensano che il dolore debba essere sopportato e non arginato.
Tutti questi fattori fanno sì che la dismenorrea oggi in Italia sia ancora sotto-diagnosticata e sotto-trattata. L’impatto sulla qualità della vita delle donne che non intervengono può essere forte, con una ricaduta sociale di ore di lavoro perse.
I due tipi di dismenorrea
La dismenorrea può essere di due tipi: primaria o secondaria. Nel primo caso il dolore è ricorrente e non deriva dalla presenza di altre patologie dell’apparato genitale femminile. Nel secondo caso, invece, il dolore è riconducibile a una causa sottostante, come per esempio la presenza di endometriosi, adenomiosi, fibromi uterini, cisti ovariche, polipi endometriali, malformazioni uterine o infezioni pelviche.
Il dolore si presenta di solito 1 o 2 giorni prima o quando inizia il sanguinamento mestruale, ed è più intenso nelle prime 24-48 ore. Nel 60% dei casi è localizzato nella parte bassa dell’addome o a livello lombosacrale. In alcune donne sono presenti anche altri sintomi associati come nausea e vomito (80%), cefalea (60%), diarrea, dispepsia, irritabilità, insonnia, vertigini, sudorazioni intense, dolore al seno (mastodinia) e gonfiore addominale.
Per stabilire il tipo di dismenorrea di cui la donna soffre e poter intervenire nel modo più efficace, il medico ginecologo valuterà la storia clinica della paziente, la sottoporrà a una visita ginecologica, a una ecografia pelvica transaddominale o transvaginale e potrà prescrivere, in casi particolari, una risonanza magnetica nucleare e alcuni esami del sangue. Il trattamento della dismenorrea secondaria può essere mirato a risolvere la patologia sottostante, come per esempio asportando per via chirurgica cisti, polipi o fibromi. Il trattamento della dismenorrea primaria potrà essere solo sintomatico e non risolutivo. In tutti i casi l’obiettivo principale è il sollievo dal dolore.
I rimedi contro il dolore
Tra le strategie utili c’è l’impiego di farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans), che agiscono bloccando il processo biochimico di produzione delle prostaglandine. Alcuni si possono acquistare liberamente in farmacia, altri devono essere prescritti dal medico. La loro efficacia è maggiore se vengono assunti al primo cenno di dolore o di sanguinamento. La pillola contraccettiva viene usata anche per trattare la dismenorrea e agisce inibendo l’ovulazione e la crescita dell’endometrio. Ne deriva un minore sanguinamento durante il flusso simil-mestruale che si verifica nella settimana di sospensione del farmaco e di conseguenza una diminuzione del dolore.
Farmaci antinfiammatori utili in caso di dismenorrea
Ibuprofene |
Naprossene |
Ketoprofene |
Paracetamolo |
L’applicazione di calore localmente sul basso ventre induce vasodilatazione nei tessuti sottostanti e contrasta la carenza di ossigeno indotta dagli spasmi, riducendo così i sintomi dolorosi. In farmacia sono disponibili comodi cerotti autoriscaldanti per la termoterapia esogena, oppure la classica borsa dell’acqua calda o il termoforo elettrico.
Consigli utili per attenuare i sintomi della dismenorrea
- Provare ad assumere la posizione antalgica tenendo le gambe alzate quando si è sdraiate, o riposando su un fianco con le ginocchia piegate
- Applicare una fonte di calore come la borsa dell’acqua calda, il termoforo o i cerotti autoriscaldanti
- Fare docce o bagni caldi
- Bere bevande calde (es camomilla, antispastico, rilassa la muscolatura)
- Assumere cibi ad alto contenuto di magnesio (frutta secca, banane)
- Massaggiare la parte bassa dell’addome
Inoltre, è entrato da poco in commercio anche in Italia un dispositivo medico che consente di interrompere la trasmissione del dolore attraverso la stimolazione elettrica transcutanea (TENS). È dotato di due elettrodi che vengono applicati sulla pelle nella zona dove la paziente avverte maggiormente il dolore, a livello pelvico o lombosacrale, e che trasmettono leggeri impulsi elettrici a frequenze specifiche per “distrarre” il cervello dal dolore che proviene dai nervi uterini. Questo elettrostimolatore si può acquistare liberamente per farne uso domiciliare. Alcune donne traggono beneficio anche da sedute di agopuntura. L’esercizio fisico (yoga, nuoto, pilates) favorisce la vasodilatazione, aumenta quindi il flusso di sangue e l’ossigenazione dei tessuti, favorendo il rilassamento della muscolatura uterina e riducendo gli spasmi dolorosi.
In caso di insuccesso, si consiglia di non sopportare il dolore ma di rivolgersi a uno specialista