Circa il 10-20 % delle persone che si ammalano di varicella può essere poi colpito, nel corso della vita, da questa malattia che coinvolge la cute e le terminazioni nervose. In caso di un indebolimento delle difese immunitarie, il virus rimasto per anni nascosto nelle cellule nervose, in una forma detta “latente”, torna a manifestarsi provocando una dolorosa eruzione cutanea
Volgarmente conosciuto come fuoco di Sant’Antonio, l’herpes zoster è una malattia che coinvolge la cute e le terminazioni nervose, causata dal virus della varicella. Sant’Antonio è il Santo protettore del fuoco, quel fuoco che richiama il prurito e la sensazione di bruciore ardente, tipici di questa patologia che si manifesta, infatti, con un’eruzione cutanea dolorosa con presenza di vescicole, solitamente monolaterali. È una patologia molto frequente: circa il 90% delle persone si ammala di varicella nel corso della vita e di queste circa il 10-20% è poi colpito dal fuoco di Sant’Antonio. Fattori di rischio sono condizioni di immunocompromissione (tra cui chemioterapia o radioterapie, immunosoppressione farmacologica, infezione da HIV) e stress psicofisico.
Come agisce il virus
Quando si viene in contatto, per la prima volta nella vita, con il virus della varicella-zoster, ci si ammala di varicella e immediatamente il sistema immunitario si mobilita, per cui il virus abbandona la pelle e si trasferisce nelle cellule nervose, dove, protetto dalle guaine che rivestono i nervi, al cui interno gli anticorpi non possono entrare, rimane per anni in una forma detta “latente”, ospite del nostro corpo. In caso di un indebolimento delle difese immunitarie, si risveglia, esce da uno o più gangli e risalendo i fasci nervosi, infetta il corrispondente dermatomero (una zona di pelle servita da un nervo spinale), provocando una dolorosa eruzione cutanea: l’herpes zoster. Per questo motivo, chi non ha mai avuto la varicella, non potrà mai avere il fuoco di Sant’Antonio, mentre tutti quelli che hanno avuto la varicella corrono il rischio, prima o poi, di svilupparlo. Le prime avvisaglie dello zoster sono un formicolio o un intorpidimento di una zona cutanea ben circoscritta, a cui segue comparsa di arrossamento e, dopo alcuni giorni, di grappoli di vescicole sierose che si distribuiscono lungo il decorso del nervo in cui il virus era nascosto: più spesso sul torace, lungo le coste, più raramente al viso. Le vescicole poi evolvono, nell’arco di 10-15 giorni, in croste; con la caduta delle coste la pelle guarisce. Alla manifestazione cutanea si possono associare malessere generale, febbre, brividi, mal di testa e di stomaco.
Lo sfogo sulla pelle procura sensazioni di dolore trafittivo o bruciore, prurito, formicolio, pizzicore, o torpore causati dall’attività infiammatoria del virus nei nervi interessati. Spesso possono aumentare di dimensioni i linfonodi loco regionali. In caso di interessamento del viso bisogna valutare l’eventuale interessamento oculare. I sintomi possono includere congiuntivite, cheratite, uveite e paralisi del nervo ottico che a volte possono causare l’infiammazione oculare cronica, la perdita della vista e dolore debilitante. L’herpes zoster oticus coinvolge l’orecchio e i sintomi comprendono la perdita dell’udito e vertigini. Esiste una forma particolare della malattia detta zoster sine herpete (zoster senza herpes) in cui un paziente ha tutti i sintomi dell’herpes zoster, tranne la caratteristica eruzione cutanea.
Diagnosi e cura
Se la malattia è curata tempestivamente con farmaci antivirali le vescicole evolvono in croste in tempi più brevi; la guarigione è in genere entro due settimane, ma possono sorgere alcune complicanze. Tra queste la più frequente è la nevralgia post-erpetica che si definisce come un dolore che continua o si ripresenta nella sede di un pregresso herpes zoster entro tre mesi dall’eruzione cutanea. Il rischio di sviluppare una nevralgia post-erpetica aumenta con l’età, interessando soprattutto le persone con più di 50 anni. Nella peggiore delle ipotesi, il dolore che caratterizza la nevralgia post-erpetica è continuo, superficiale, urente (bruciore) e tipicamente localizzato in un’area ben precisa e ipersensibile; il dolore viene spesso esacerbato violentemente da contatti, anche lievi, dell’area lesa; per esempio, il semplice contatto con i vestiti, i movimenti notturni o addirittura sbalzi di temperatura. L’intensità del dolore è variabile e altamente soggettiva: la sintomatologia può presentarsi in modo violento, ma anche in maniera assai più lieve e limitarsi a un leggero prurito con sensazione di intorpidimento. La diagnosi dell’herpes zoster è clinica, ma sono disponibili anche esami di laboratorio per una conferma diagnostica. Il test più popolare rileva nel sangue gli anticorpi IgM varicella-zoster virus specifici. Questi anticorpi sono presenti solo durante i casi di varicella o di herpes zoster conclamato, ma non quando il virus è latente.