Avere un momento di debolezza, in cui la nostra mente non ci risponde come vorremmo soprattutto nel ricordare fatti, più o meno utili, della nostra esistenza, può succedere a tutti. Stress, stanchezza e invecchiamento fanno la loro parte per rallentare il pensiero, ma esistono farmaci e integratori per stimolare e migliorare la memoria agendo su vari livelli, oltre a utili esercizi
A tutti è certamente capitato di non ricordare il nome di una persona, di un oggetto, di un luogo, il posto in cui abbiamo parcheggiato l’automobile, di lasciarsi sfuggire una ricorrenza importante oppure di non riuscire a scrivere o trovare le parole per esprimerci. Prima di entrare nel merito dei possibili strumenti cui ricorrere per aiutare la nostra mente, sono doverose alcune precisazioni. Innanzitutto l’autocritica è sempre un elemento positivo agli occhi degli esperti: è un buon segno, insomma, arrabbiarci e prendercela con noi stessi, mentre è più preoccupante, sotto il profilo clinico, chi non è consapevole delle proprie difficoltà, le ignora o si arrende passivamente. In secondo luogo, se da un lato è vero che il nostro cervello ha la capacità di memorizzare una mole di informazioni molto vasta, dall’altro, va aggiunto, che in alcuni momenti possiamo avvertire una scarsa lucidità e poca dimestichezza a elaborare i pensieri: proprio come succede a un computer o a uno smartphone quando sono aperti numerosi file, allo stesso modo il nostro cervello, in condizioni di stress o di calo dell’umore, può trovarsi ostacolato e rallentato in tutte le sue funzioni. Alla stanchezza psicofisica si possono poi aggiungere i processi fisiologici di invecchiamento, che comportano la perdita di cellule nervose (fino a 100mila al giorno dopo i 70 anni).
Tante possibili soluzioni
Cosa possiamo fare per migliorare le performance mnesiche e cognitive? Il rimedio indubbiamente più efficace è l’esercizio costante, che può avvalersi di lettura, giochi enigmistici, calcoli e prove di abilità di coordinamento, ragionamento e soluzione di problemi. In altre parole è favorito chi si mantiene attivo, coltiva degli interessi e non vuole rinunciare al piacere di imparare cose nuove in ogni momento della propria vita. In aiuto, però, possono venire alcuni farmaci (da assumere su prescrizione del medico) e integratori: non sono in grado – è doveroso precisarlo – di assicurare il ripristino della piena efficienza della memoria, soprattutto negli individui più in là con gli anni o in quelli portatori di malattie che possono interessare il sistema nervoso, ma offrono un valido supporto. A patto naturalmente d’identificare quelli più indicati caso per caso.
I meccanismi d’azione
Farmaci e integratori possono stimolare o migliorare la memoria agendo su vari livelli:
- produzione di emoglobina e globuli rossi;
- sostegno energetico e formazione dei neurotrasmettitori;
- effetto antiossidante;
- stimolazione dei circuiti nervosi e dell’umore.
Per quanto riguarda il primo aspetto va ricordato che il cervello consuma circa un quinto di tutto l’ossigeno dell’organismo. I globuli rossi lo trasportano ai tessuti grazie all’emoglobina, una particolare proteina che contiene ferro: la carenza di quest’ultimo si accompagna a difficoltà di concentrazione e memoria, affaticamento e irritabilità. L’apporto di ferro e acido folico sono dunque utili negli individui anemici. Un importante supporto al metabolismo energetico è dato dalle vitamine del gruppo B e da due composti, la glutamina, un aminoacido da cui deriva il glutamato, e la fosfoserina, costituente delle membrane cellulari. Gli antiossidanti, tra i quali ritroviamo il betacarotene, le vitamine C ed E, e oligoelementi quali zinco e selenio, contrastano i radicali liberi, fattori che concorrono all’invecchiamento anche cerebrale. Ci sono poi alcuni stimolanti naturali, quali Ginkgo biloba e ginseng, apprezzati perché migliorano l’acuità mentale, la concentrazione, la memoria a breve termine, e l’abilità cognitiva e pertanto sono impiegati nelle perdite di memoria dovute a età avanzata, nei disturbi della memoria a breve termine e nelle condizioni in cui è richiesto un maggiore impegno cognitivo, come per esempio durante la preparazione a un esame.
I farmaci
L’impiego dei farmaci, quali per esempio piracetam, citidina, uridina, olamina e nicergolina, è riservato a condizioni patologiche, come per esempio deficit associati a ipertensione, malattie cerebrovascolari o malattie neurodegenerative. Anch’essi sono caratterizzati da differenti meccanismi d’azione, dall’effetto neuroprotettivo al miglioramento della circolazione sanguigna cerebrale o al mantenimento del tono dell’umore. Essi si rendono utili ad arrestare la progressione del declino mentale e a conferire una sensazione di benessere, ma non sono in grado di prevenire a monte i numerosi processi responsabili del deterioramento e devono essere associati a opportuni programmi personalizzati di training e riabilitazione cognitiva.